Tra i luoghi da non perdere ad Ascoli Piceno, il principale è di certo Piazza del Popolo
“Non c’è altro posto in tutta Italia dove si possa percepire la piazza come luogo sociale e, nello stesso tempo, architettonico come la Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno. Questa è – come si dice – il cuore della città…” (Mario Tozzi, “Viaggio in Italia”).
La famosa Piazza del Popolo di Ascoli Piceno – nota anche come “Salotto d’Italia” – deve la sua indubbia bellezza al rifacimento operato nei primi anni del ‘500 da maestranze lombarde su probabile disegno di Bernardino di Pietro da Carona per volontà del governatore Raniero de’ Ranieri. Per dare al luogo un aspetto armonioso ed uniforme si costruì un colonnato di travertino con volte a mattoni per coprire le irregolari botteghe medievali che si affacciavano sulla piazza. I lavori proseguirono per due anni (1507-09) e furono usati finanziamenti pubblici e privati.
I proprietari delle botteghe ebbero infatti la possibilità di sopraelevare il proprio fabbricato rispettando regole ben precise: usare gli stessi materiali, (travertino e laterizi); alzare la struttura di un solo piano, mantenendo quindi la stessa altezza delle altre costruzioni; seguire la stessa tipologia di finestra. Queste precauzioni però non bastarono per creare un perfetto “ordine rinascimentale”: l’ampiezza degli archi, infatti risultò diversa perchè diverse erano le grandezze dei lotti preesistenti. I merli ghibellini sono un’aggiunta successiva.
Prima della fortunata sistemazione rinascimentale, la piazza era stata anche il luogo di lavoro degli scalpellini che tagliavano i blocchi di travertino per ricavarne mattoni utili alla costruzione della Chiesa di San Francesco. Dalle scaglie prodotte deriverà il nome medievale di “Piazza delle scaje”. In altri momenti fu detta anche “Platea superior” per distinguerla da quella “inferior”, attuale Piazza Ventidio Basso.
Da studi recenti e dopo il fortunato ritrovamento di resti sotto il prospiciente Palazzo dei Capitani, si può affermare che già in epoca romana qui ci fosse un grande luogo aperto e pubblico, forse la piazza del “macellum”.
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AUTORE: Lella Palumbi, esperta di storia dell’arte