Dall’antipasto all’ammazacaffè, la cucina ascolana fra eccellenze e presidi Slow Food.
Come accadeva per lo stile liberty, splendidamente rappresentato dagli interni del Caffè Meletti, gli inizi del Novecento erano gli anni del grande successo degli anici e delle anisette nell’Europa mediterranea, liquori da conversazione e vita mondana.
Per questo liquore, che da oltre un secolo è simbolo di ascolanità, si può rintracciare una radice popolare e rurale (l’anice secco che gran parte dei contadini piceni produceva in proprio), ma anche una matrice cosmopolita: la sua fortuna fu nei Caffè di molte città europee nella seconda metà del XIX secolo e agli inizi del XX.
Una fortuna legata all’arte della conversazione, alla vita mondana. Non a caso il Caffè Meletti nacque proprio a cavallo tra la fine del secolo XIX e gli inizi del secolo scorso, sulla scia del successo dell’Anisetta che Silvio Meletti proponeva a chi si fermava a comprare sigari e chiacchierare in un piccolo negozio di tabacchi, a due passi dalla sede dell’attuale Caffè Meletti. Lo storico Caffè è stato fondato e a lungo gestito dalla stessa famiglia produttrice dell’omonima Anisetta.
Anice e anisetta entrano in gioco in diversi tipi di dolci caratterizzati dal fresco gusto leggermente alcolico e legati perlopiù a festività e a particolari stagioni; ma tradizionalmente anche come “ammazzacaffè”, digestivo dopo pasto. Alla fine di un pranzo tutto ascolano aperto magari con olive tenere farcite e fritte, proseguito con spaghetti di magro all’ascolana con olive verdi e tonno e con coniglio in padella o fritto misto d’agnello e vegetali, non senza un assaggio di formaggio pecorino dei Sibillini e di mele rosa, entrambi Presidi Slow Food, non c’è niente di meglio che un’anisetta!
La cucina ascolana prevede naturalmente molte altre specialità, a partire dai salumi (lonza, ciauscolo, salame, salsicce di carne e di fegato, prosciutto e così via) che, come da tradizione mezzadrile, cadenzano le varie stagioni dell’anno, per poi passare alla polenta condita in vari modi, dalle stesse salsicce o costatelle di maiale al baccalà. Baccalà che, insieme allo stoccafisso, è assai frequentato nelle cucine ascolane, in varie preparazioni tra le quali non mancano, ovviamente, ricette che includano tra gli ingredienti anche le olive tenere.